

Concerti d’Inverno
Debutto di classe al Teatro San Carlo
MODENA. La nascita di un nuovo Ensemble è sempre un’occasione di gioia, quella dell’ensemble ADM, investimento di sogni, speranze e risorse degli Amici della Musica inorgoglisce dopo l’esordio, domenica al San Carlo, nell’ambito dei “Concerti d’Inverno”. Il debutto infatti l’ha fatta subito individuare, nell’attuale formazione con Gabriele Betti flauto, Giorgio Babbini clarinetto, Paçalin Pavaci violino, Ilir Bakiu violoncello, Paolo Vergari pianoforte, come stabile gruppo di studio della musica da camera da parte di musicisti dall’intenso percorso individuale ora riuniti dalla libertà di scelta di progetti e repertori, collaborazioni e committenze. Il programma, complesso mediatore degli applausi del pubblico, selezionava alcuni fra i capisaldi del ‘900, secolo di rinnovamenti drastici, di nuovi gusti e tecniche, di violenti giri di boa culturali, di strepitose metamorfosi a cui sono stati dedicati tutti i concerti d’Inverno. Dall’Ives cullante e poliritmico del Largo per clarinetto, violino e pianoforte, all’autore di sregolati pasticci musicali come Niccolò Castiglioni con i travestimenti beffardi di “Vneukokvahja” per ottavino solo, da Contrasts di Bela Bartòk dedicato a Benny Goodman, nella contaminazione fra temi popolari slavi e jazz, l’ADM Ensemble ha mostrato l’agiata competenza nel repertorio delle neoavanguardie, il gusto per l’atmosfera timbrica degli autori, l’assimilazione agevole del gruppo senza ombra di attriti. Anche Claudio Rastelli, giovane compositore modenese affascinato dalla dodecafonia, direttore artistico dell’associazione, ha trovato nel concerto collocazione come autore affidando al pianista Vergari la seconda esecuzione assoluta del suo “Per pianoforte n.1” il primo di una serie di opere dedicate alle risonanze dello strumento. Questa, che vorremmo ritrovare in un ambito espressivo più ampio, propagava in modo assai interessante ondate di suono nel pedale tonale senza soluzione di continuità, un moto perpetuo ritmicamente asimmetrico sfociato con sorprendente naturalezza nel concitato finale. Non ce ne voglia Rastelli ma è stato con Kammersymphonie op. 9 di Schoenberg che l’ensemble ha toccato il suo vertice, dove l’organico ha vantato carattere dialogico in un materiale musicale dalla tecnica vertiginosa.
(Claudia Paparella)
La Gazzetta di Modena – 24 marzo 2004